lunedì 15 febbraio 2010

Non è un Paese per mamme

Ecco, ho inoltrato la richiesta di congedo parentale all'INPS. Quando è nato il mio primo bimbo avevo un contratto a tempo determinato presso una Pubblica Amministrazione e godevo di tutti i diritti previsti dal Capo V del "Testo unico sulla maternità" (D. Lgs. n.151 del 26 marzo 2001), ovvero diversi mesi di astensione facoltativa dal lavoro per stare a casa con il bimbo, se pur con paga ridotta.
Adesso, cinque anni dopo, dato che la mia "Amministrazione" dopo tante chiacchiere e infinite promesse non ha provveduto a farmi diventare di ruolo come la legge (Finanziaria 2007)consentiva, occupo la stessa identica scrivania, svolgo lo stesso identico lavoro, ma con un CoCoCo che corrisponde a circa i due terzi dello stipendio di prima e che consente ad un soggetto esterno con cui l'Amministrazione ha una convenzione di lucrare sul mio contratto. Alla faccia dell'attenzione verso i giovani, dei tagli agli sprechi nella Pubblica Amministrazione, dell'efficienza nel pubblico tanto declamata dall'odioso nano-ministro. Il risultato di tutto ciò è che a casa col bimbo, oltre all'astensione obbligatoria di 5 mesi, ora posso chiedere solo 3 mesi al 30% della paga (le briciole delle briciole), e bontà loro, perchè questo diritto i lavoratori iscritti alla gestione separata (collaboratori a progetto, CoCoCo presso la PA, assegni di ricerca) lo hanno acquisito solo dal 2007. Questo non è un Paese per giovani, e tanto meno per mamme e per neonati.

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