venerdì 26 febbraio 2010

Il mondo alla finestra

Stamani, come tutte le mattine, dopo che il nene grande è uscito per andare all'asilo mi sono dedicata al nenito, che nelle prime ore della giornata regala le risate più belle, il suo buongiorno alla vita. Spesso mi capita di affacciarmi con lui in braccio alla finestra, pensando al mondo là fuori che scorre frenetico attorno alla pace inviolabile del nostro nido. Questa è l'ora in cui arriva la "signora dei gatti", la vecchina gattara che con il suo carrellino verde porta da mangiare ai mici della zona.
Questa mattina, oltre a lei, per la strada c'erano solo altre tre persone: una mamma con un passeggino, uno zingaro che frugava nel cassonetto, e un ragazzo di colore che lasciava volantini sulle macchine. Sono lontani da qui gli uffici con gli impiegati incravattati, i bar affolati e tintinnanti di cucchiaini nelle tazzine da caffè, i negozi, gli studi di medici, avvocati e liberi professionisti in carriera. I quartieri residenziali come il nostro la mattina sono silenziosi e deserti, sono terra di persone ai margini della vita per età, per censo, per condizione sociale, per produzione di PIL. Ma forse sono quelli in cui si capisce qualcosa in più della nostra "ricca" società...

giovedì 25 febbraio 2010

A leggere si comincia presto



Ogni mattina, io e il nenito ci dedichiamo a leggere e ad aggiornarci su cosa accade nel mondo, io accendo il pc, lui a modo suo....

mercoledì 24 febbraio 2010

Tu quando scadi?


Questo articolo di Repubblica di ieri ha riacceso l'ansia che periodicamente mi coglie nei momenti più svariati degli ultimi mesi (con una preferenza, non so perchè, per le ore notturne...).
Io sono figlia di una mamma che a suo tempo ha scelto di stare a casa dopo la nascita delle due figlie. Ci ha seguito in tutto e nel migliore dei modi, eppure tante volte ho pensato, già da quando ero bambina, che non sarei stata in grado di fare una scelta del genere. Ora mi ritrovo nella sua stessa condizione di bi-mamma, e penso che in fondo lei sia stata fortunata, semplicemente perchè ha potuto scegliere. La mia decisione di continuare o meno a lavorare invece dipenderà sostanzialmente da altri: mi rinnoveranno il contratto? Come tanti, ho studiato, mi sono laureata, ho fatto concorsi, ne ho vinto uno (a tempo determinato) e sono entrata con tutti i diritti nel magico mondo del precariato.
Io non faccio il lavoro che ho sempre sognato (anche perchè non ho mai sognato di lavorare :), ma al di là della necessità economica, perchè non siamo in condizione di mantenerci con un solo stipendio, io ho comunque "bisogno" di lavorare, di sentire una utilità in quello che faccio, di rapportarmi con gli altri, di avere la soddisfazione di sapere che dopo un impegno c'è un risultato. Per queste ragioni è insopportabile pensare che qualcuno possa decidere che no, te no, perchè sei mamma, ora no perchè tocca al nipote di tizio, forse no perchè caio non ha firmato tale carta, può darsi di no perchè sempronio non ha ancora deciso...
Perchè in Italia queste possono essere le ragioni per cui si lavora o meno, niente a che fare con la competenza, le scelte personali, la preparazione, l'entusiasmo, l'esperienza.

martedì 23 febbraio 2010

Dedicato a tutti noi

E questa è la canzone
di Tonino l'Obbediente
Tanto bravo, però
di sua testa non fa niente.

Se gli dicono, Cammina,
lui balza in piedi e va.
Se gli dicono, Alt, si ferma e fermo sta.
Guardate, si è fermato.

E ora che fa? Riposa?
Ora aspetta che qualcuno
gli comandi qualcosa.
Se nessuno gli comanda
non sa che fare e che dire.

Se non gli dicono: Dormi,
non riesce neanche a dormire.
E' colpa di un dottore,
anche lui bello stolto,
invece delle tonsille,
sapete cosa gli ha tolto?

Gli ha tolto il verbo "volere"
con la magra scusa che
l'erba voglio non cresce
nemmeno nell'orto del del re.

Ora attenzione, faremo
un piccolo esperimento.
Tonino, per piacere,
avvicinati un momento:
obbedisci a qusti signori,
buttati giù dal tetto!

Visto? Ma presto, correte,
salvate quel poveretto!
Senza dire buongiorno
stava per fare un tuffo.
Per fortuna sono qua io,
per i capelli lo acciuffo...

Ah, Tonino, Tonino!
Quando lo vuoi capire
che bisogna pensare
prima di obbedire?

Gianni Rodari

lunedì 22 febbraio 2010

Una mamma speciale

Trenta anni fa, più o meno a questa ora, tre persone armate di pistola entravano in una casa del quartiere Monte Sacro, a Roma. Immobilizzavano la madre e il padre, e al rientro del figlio da scuola gli sparavano alla schiena lasciandolo esanime sotto gli occhi dei genitori.
Valerio Verbano è morto così, ucciso dalla vigliaccheria, dall'odio, da idealogie malate e distorte, da criminali che ancora oggi non hanno nome, nè faccia.
La mamma di Valerio, la signora Carla, ha dovuto vivere il resto della sua vita pensando al momento in cui ha aperto la porta della sua casa agli assassini di suo figlio.
La signora Carla, che ha oggi 86 anni, non ha mai smesso di cercare la verità, di tenere vivo il ricordo di suo figlio, incontrando i giovani, andando nelle scuole a parlare di quegli anni terribili a chi allora non era ancora nato, gestendo un blog e un profilo su facebook, ora anche scrivendo questo bellissimo libro "Sia folgorante la fine": per non dimenticare, per chiedere ancora giustizia, per far conoscere Valerio.
Per me lei è un esempio da cui imparare la forza, la dignità, il coraggio e la dolcezza di una mamma che non ha mai smesso di essere vicino al suo "bambino", e che ha saputo tirar fuori da un immenso dolore la capacità di non arrendersi e la speranza di poter ancora trasmettere valori positivi, costruire legami, opporsi all'insensatezza della violenza.

domenica 21 febbraio 2010

Ritratto di famiglia



Questi siamo io, il nene grande e il nenito.
El zapatilla forse era a casa a guardarsi un film giapponese di arti marziali...

giovedì 18 febbraio 2010

Banalità o saggezza?

Sull'autobus uno ovviamente ascolta i discorsi altrui. Due vecchiette, non so a partire da cosa, hanno solidarizzato. E si scambiano racconti e luoghi comuni.
"...noi eravamo in sei sorelle, e il vestito della comunione della prima se lo sono messo tutte le altre..." "...noi con le camicie degli americani ci abbiamo cucito i vestiti dei bambini..." "...e se uno aveva un oggetto in più degli altri lo metteva a disposizione di tutti..." "...ora c'hanno tutto e non gli basta mai...". Scontata chiosa finale: "Quando si stava male si stava bene, signora mia!".
Mi viene da sorridere, ma mi resta il dubbio che per alcuni aspetti della nostra vita forse hanno ragione loro...

Il primo vero libro

Io e il nene grande abbiamo finito di leggere il suo primo libro, appunto, da "grande": Il piccolo principe". La fine è stata leggermente reinterpretata perchè a cinque anni la morte è qualcosa di lontano, è una vaga intuizione di sofferenza e di perdita, ma nell'esperienza dei bambini non c'è l'idea dell'irreparabilità. E' un concetto che anche noi adulti fatichiamo ad accettare quando perdiamo qualcuno che amiamo. La partenza del Piccolo principe dalla Terra è stata raccontata semplicemente come il ritorno sul suo pianeta, dove tutt'ora è lì a pulire i suoi vulcani e annaffiare la sua piccola rosa. D'altronde, il Piccolo principe non muore mai in chi sa conservare l'ingenuità, la curiosità, la capacità di dare valore alle piccole cose.
Certo, questo non è un libro "allegro", o propriamente per bambini così piccoli, ma a mio parere è prezioso a qualsiasi età lo si legga: i personaggi dei pianeti su cui approda il Piccolo principe sono più verosimili che mai, i loro difetti e le loro piccolezze li ritroviamo in tante persone attorno a noi, e forse, se siamo davvero sinceri, anche in noi stessi.
Il percorso del nostro eroe ci guida verso le cose che contano davvero nella vita: l'affetto, l'amicizia, il prendersi cura degli altri, ciò che appunto non si vede con gli occhi ma solo col cuore. E un bambino è senz'altro più bravo di un adulto ad intuire cosa è davvero essenziale perchè il suo cuore "vede" senza pregiudizi, complicazioni e discriminazioni.
Ecco perchè ho pensato che fosse bello che questa lettura rappresentasse il primo vero libro del nene, lo abbiamo letto un pezzettino al giorno, e lui non ha avuto alcuna difficoltà ad immedesimarsi nel Piccolo principe, a compiere con lui il viaggio attraverso le stelle, a capire perchè la sua rosa era unica al mondo e quanto era bello che lui ne fosse responsabile.
Spero che alla fine, in cuor suo, si sia anche trovato d'accordo con Saint-Exupèry quando afferma con estrema saggezza: "Non c'è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti con i grandi".

mercoledì 17 febbraio 2010

2010: anno internazionale della biodiversità...



...E l'Italia si prepara a favorire la caccia con leggi che di volta in volta consentono di ampliare il periodo venatorio, o il numero di specie cacciabili, o i territori dove si può cacciare. In Italia i cacciatori sono circa 750.000 e, nonostante siano sempre meno e sempre più vecchi, muovono un consistente giro d'affari basato ovviamente su armi e oggettistica, ma anche sulle licenze, che rappresentano una voce di entrata non indifferente per Stato e Regioni .
A tutto questo viene sacrificata la proprietà privata, l'incolumità di chi si passeggia per boschi durante il periodo venatorio e soprattutto la vita di specie migratorie e protette. L'Italia fa infatti abuso dello strumento delle deroghe alle normative comunitarie (Direttiva Uccelli) che limitano le specie cacciabili e i periodi venatori, tanto da essersi "meritata" nel 2006 l'avvio di un procedimento di infrazione da parte della Commissione Europea.
L'ennesimo tentativo di favorire le doppiette è contenuto nella la Legge Comunitaria, in discussione in Parlamento: questo appello della LIPU è per dire no a tutto questo e per continuare a vedere spettacoli come quello della foto (gli storni d'inverno sul cielo di Roma visti dalla nostra finestra).

martedì 16 febbraio 2010

Manca solo la sdraio...


Al nene grande a natale hanno regalato una spada e uno scudo di legno. E' bastato aggiungere un mantello cucito su misura e una corona di cartone fatta da lui stesso, e in un attimo ecco il Piccolo Principe di casa!
Ma, come dice el Zapatilla, basterebbe aggiungere una sedia a sdraio e il risultato sarebbe molto "Enjoy the silence"...

lunedì 15 febbraio 2010

Non è un Paese per mamme

Ecco, ho inoltrato la richiesta di congedo parentale all'INPS. Quando è nato il mio primo bimbo avevo un contratto a tempo determinato presso una Pubblica Amministrazione e godevo di tutti i diritti previsti dal Capo V del "Testo unico sulla maternità" (D. Lgs. n.151 del 26 marzo 2001), ovvero diversi mesi di astensione facoltativa dal lavoro per stare a casa con il bimbo, se pur con paga ridotta.
Adesso, cinque anni dopo, dato che la mia "Amministrazione" dopo tante chiacchiere e infinite promesse non ha provveduto a farmi diventare di ruolo come la legge (Finanziaria 2007)consentiva, occupo la stessa identica scrivania, svolgo lo stesso identico lavoro, ma con un CoCoCo che corrisponde a circa i due terzi dello stipendio di prima e che consente ad un soggetto esterno con cui l'Amministrazione ha una convenzione di lucrare sul mio contratto. Alla faccia dell'attenzione verso i giovani, dei tagli agli sprechi nella Pubblica Amministrazione, dell'efficienza nel pubblico tanto declamata dall'odioso nano-ministro. Il risultato di tutto ciò è che a casa col bimbo, oltre all'astensione obbligatoria di 5 mesi, ora posso chiedere solo 3 mesi al 30% della paga (le briciole delle briciole), e bontà loro, perchè questo diritto i lavoratori iscritti alla gestione separata (collaboratori a progetto, CoCoCo presso la PA, assegni di ricerca) lo hanno acquisito solo dal 2007. Questo non è un Paese per giovani, e tanto meno per mamme e per neonati.

sabato 13 febbraio 2010

La pernacchia: un potente mezzo di comunicazione

Mi sono appena fatta una bella chiacchierata di almeno venti minuti con il nenito. Ci siamo detti un pò di tutto, da come va il tempo alle prospettive dell'attuale scenario politico italiano (penoso, su questo eravamo concordi). Il tutto semplicemente a suon di pernacchie.
Ma chi ha detto che le parole sono fondamentali per la comunicazione?

venerdì 12 febbraio 2010

Mercati contadini


Noi non siamo molto organizzati e regolari nel nostro modo di cucinare e consumare, e quindi non possiamo partecipare attivamente come ci piacerebbe ad un gruppo di acquisto solidale. La necessità di trovare vie alternative alla logica della grande distribuzione e la voglia di gustarci i sapori genuini che al supermarcato non si trovano ci ha fatto scoprire uno dei nostri modi preferiti di passare il tempo nei fine settimana, ovvero frequentare i mercati contadini che sempre più spesso vengono organizzati in giro per la città. Oltre a quello della città dell'Altra Economia, un pòo' fuori mano per noi, e a quello Tiburtino, partecipiamo spesso a quelli organizzati nell'ambito dell'iniziativa terra TERRA, che si svolgono tutte le domeniche in varie zone della capitale, e a quello del bellissimo spazio del Centro di Cultura Ecologica (approfittate per firmare l'appello per scongiurarne la chiusura da parte del Comune di Roma!!!).

Questi mercati ci piacciono perchè ci troviamo prodotti freschi, buoni e spesso biologici, perchè si è creato un rapporto diretto e di fiducia con alcuni produttori, perchè sono in genere in spazi belli e non troppo incasinati (tipo i mercati rionali il sabato mattina!) e non ultimo perchè il nene grande si diverte e si gusta con la disinvoltura e l'innocenza dei suoi 5 anni decine di assaggini (siano avvertiti soprattutto i produttori di formaggi e di miele!).

E' vero che in alcuni casi c'è chi ci marcia un po' con i prezzi, che risultano un po' alti per una forma di commercio che elimina tutti i passaggi intermedi produttore-consumatore, ma come in tutte le cose, basta fare attenzione e saper scegliere.

E quando torniamo a casa ognuno di noi si gode il suo acquisto preferito: el Zapatilla la sua mozzarella di bufala, il nene grande l'ovetto fresco sbattuto e io, e di riflesso il nenito nel lattuccio di mamma, una bella fetta di pane alle noci con ricotta e miele. Slurp!!!!

giovedì 11 febbraio 2010

Latte eco-sostenibile


Ho allattato il mio primo bimbo 14 mesi, il nenito è ora al suo terzo mese di esclusivo latte di mamma, e, scusate se è poco, da quando è nato è cresciuto più di 4 kg!
Con questo post non voglio offendere o far avvilire chi non ha o non ha avuto l'opportunità di allattare per i più vari, e senz'altro giustificati motivi. E' semplicemente una riflessione, che semmai deve far pensare chi può ma non vuole allattare o chi dopo pochi mesi ha intenzione di smettere, o ancora di più chi, magari non avendo figli, si permette di consigliare alle mamme che il latte artificiale è equivalente a quello materno. Sorvolando su ciò che ormai tutti sanno sui benefìci del latte materno per la salute di bimbo e mamma e sugli aspetti positivi per l'economia della famiglia, e prendendo spunto da un articolo pubblicato sul sito "Un Pediatra Per Amico", vorrei far riflettere sul fatto che il latte materno è quanto di più ambientalmente sostenibile ci sia, per diversi motivi. Innanzitutto il latte artificiale è a base di latte vaccino, e gli allevamenti di bovini sono sicuramente tra quelli più impattamenti per la loro necessità di foraggi, e quindi di pascoli, per la produzione di rifiuti, per l'utilizzo di medicinali e ormoni (i cui residui passano nel latte). Il latte artificiale attraverso processi industriali viene poi confezionato, imballato, con la conseguente produzione di lattine e plastica, e poi trasportato, generalmente su gomma come la gran parte delle merci che consumiamo, con l'evidente consumo di combustibili fossili e produzione di CO2. Il latte viene infine somministrato ai neonati, ognuno dei quali ha uno o più biberon, tettarelle, sterilizzatori e quant'altro ruota intorno a questa pratica, e che allo svezzamento finisce in discarica. Un bell'indotto, certo. Ma con un corripondente enorme impatto ambientale, del tutto superfluo se l'unico atto con cui si può sostituire tutto ciò è offrire il seno al bambino: nessun costo, nessuna incidenza sull'ambiente, nessun rifiuto, nessuno spreco.
Ben altro discorso è quello di minimizzare i rischi di contaminazione del latte materno per evitare di passare al piccolo, se pur in minima quantità, sostanze contaminanti. Su questo argomento ci si può meglio informare sul sito della Leche League, dove sono enunciati anche una serie di accorgimenti per le mamme che allattano e che vogliono mantenere un latte davvero DOP!

mercoledì 10 febbraio 2010

Sì, è inverno, però...


... non finisce più. Se non piove c'è vento, se non c'è vento fa freddo. Per me che fino a qualche anno fa (strano come tante cose coincidano con la nascita del mio primo bimbo...) passare una giornata a casa corrispondeva quanto meno a 38° di febbre, è un vero supplizio.
Non che mi faccia troppo intimidire: imbottisco il nenito nella sua tutina spaziale, cappottina per la carrozzina, giaccone, sciarpa e via, sfidiamo le intemperie. L'altro giorno siamo stati capaci di andare al parco con un vento che pareva bora, ovviamente non c'era nessuno, persino gli uccellini erano rintanati nei loro nidi.
Quando un bimbo nasce a novembre è bello perchè l'inverno è fatto per accoccolarsi sul letto ad ascoltare i suoi primi gorgheggi e ammirare stupefatti le sue prime risate; ma è brutto perchè rende difficile alcune delle cose più meravigliose che ci siano: fargli le pernacchie sulla panciotta, accarezzare le sue cicce ridondanti e la sua pelle di pesca, sentirne il profumo di biscotto e caramella, massaggiare i suoi piedini in miniatura...
Insomma quando arriva 'sta primavera?

Sembra chiederselo anche Lulù, el pajarito (un codirosso credo) che ormai ha imparato che la mattina nel nostro vaso trova le briciole e i semini di girasole che gli metto dopo aver preparato el desayuno al nene grande. D'inverno gli uccelli hanno meno possibilità di cibarsi di insetti, bacche e frutti e gradiscono molto qualsiasi fonte alternativa di cibo riescono a trovare. A noi non costa niente tirare le briciole nel vaso piuttsto che nell'immondizia, e ci fa molto piacere fare colazione tutti insieme!

martedì 9 febbraio 2010

Ha nacido!!!

Eccolo! E' nato! Anche la nostra famiglia ha il suo blog!
Quando leggo i blog di persone nella mia stessa attuale condizione di mamma, mi capita di pensare: vedi che brave, c'è chi cucina, chi disegna, chi cuce, sempre piene di spunti e idee...
Io non sono particolarmente creativa, nè originale, ma chissà se raccontando ciò che penso, che faccio e come passo le mie giornate non venga fuori che anche noi possiamo essere interessanti per altri e che la nostra "normalità" non acquisti un che di straordinarietà...
E così, ora che la maternità mi lascia ancora tempo per fare "altro", ora che la mia vita professionale è più precaria e ad un bivio che mai, ora che una parte preponderante della mia vita è dedicata alle mie due piccole meraviglie: ora è tempo di fermare certi momenti e pensieri per ricordarli, per condividerli, per vederli da altre prospettive.
A tutti coloro che si affacceranno a questa finestra sulla nostra famiglia, che curioseranno tra queste pagine e vorranno seguirci: siete i benvenuti!