giovedì 30 settembre 2010

BASTA!

Abbiamo appena finito di districarci con il nuovo sistema del Comune di Roma per la definizione della quota di retta da pagare per la mensa della scuola. Bisogna raccogliere i documenti necessari, recarsi ad un CAF per farsi redigere il modello ISEE, consegnare questo e un altro paio di documenti al Municipio. Totale di ore perse per tutto ciò: quasi 7. Quasi una giornata di lavoro.
Da questo anno il Comune ha introdotto fasce differenziate di pagamento in base al reddito.
Ora, io sono nella teoria totalmente d'accordo con il concetto di redditometro. Come per le tasse: chi ha di più, paga di più. Facile, semplice, giusto.
Il punto è che viviamo in un Paese dove i concetti di facilità, semplicità, e soprattutto giustizia hanno confini poco definiti. A parte la macchinosità dell'operazione (ma che ci vuole a fare autodichiarazioni on line?), che diviene tutt'altro che facile e semplice, è l'aspetto relativo alla giustizia quello che lascia più a desiderare.
Perchè la quota che dovremo pagare noi (un dipendente+una precaria-attualmente-non-occupata), sarà di certo più alta di quella che dovrà pagare un evasore.
La parola "evasore" richiama sempre alla mente i famosi nullatenenti possessori di ville, barche, suv e quant'altro di cui spesso si legge sulle cronache e che suscitano giuste reazioni di sdegno.
Ma è necessario ricordarsi che evasore può essere il nostro parrucchiere (che meglio di lui i capelli non ce li fa nessuno, e poi è tanto simpatico!!), il nostro ginecologo o dentista (come fai a chiedere fattura a un medico: e se poi mi cura male?), il gelataio sotto casa di cui ormai siamo amici (e che fai, ti attacchi a chiedere uno scontrino per 2 euro?).
La verità è che siamo vittime e spettatori di un sistema talmente incancrenito che ormai chi ruba lo fa anche perchè tanto lo fanno tutti gli altri e chi non ruba se potesse lo farebbe pure lui. Dove chiedere il rispetto delle regole diventa scortesia, pedanteria, scocciatura.
Ebbene, io sto diventando sempre più scortese, pedante, e scocciata: ma lo scontrino e fattura li chiedo sempre. Ciò che non pagano loro, lo pago io intermini di più tasse e soprattutto meno servizi. Essere derubata ovviamente non mi va, ma essere complice di tutto ciò, ancora meno.

martedì 28 settembre 2010

Creazioni di pezza


Questi sono pupazzi che crea e cuce una mia amica, una vera artista sia nel lavoro che negli hobby. Li inventa, li realizza, li cura con amore e li affida a chi vuole adottarli.
Chi vuole saperne di più, lasci un commento e faremo in modo di contattarci, oppure le scriva direttamente alla mail che trovate sulla barra qui a sinistra.

lunedì 27 settembre 2010

Bimbi al pc

Io penso che non ci sia alcuna fretta di mettere i bambini davanti ad un computer, ma è inevitabile che loro imparino a considerare questo oggetto come parte della nostra quotidianità perchè può capitare che ci vedano usarlo. E può capitare che ci chiedano di utilizzarlo.
Così come farò del mio meglio per regolamentarne l'uso quando saranno più grandi, e così come anche della televisione viene concesso un cartone al giorno e non di più, noi preferiamo le regole ai divieti, e tanto più all'uso indiscriminato.
Allora ho cercato dei siti che potessero aiutare i primi approcci del nene grande a questo potentissimo strumento. Inutile dire che ha immediatamente imparato ad aprire internet, ad usare il mouse, a chiudere il pc, come se l'avesse sempre fatto. Eh, sì, le nuove generazioni.
I siti più carini con cui ci siamo cimentati fino ad ora sono:
il sito della pimpa: è stato proprio il primo che abbiamo utilizzato, intorno ai 3-4 anni, anche perchè compravamo spesso anche il giornalino.
poisson rouge: è un sito davvero utile per far prendere al bambino dimestichezza con il pc ed il mouse. Da qualche tempo richiedono una donazione, ma si può utilizzare comunque.
yodibujo: un sito utile più che altro per unire l'uso del computer con l'esercizio dello spagnolo, anche se purtroppo a volte ci sono di mezzo fastidiose pubblicità.
nicoland.es: sito a cui purtroppo è necessario abbonarsi, ma ha interessanti giochi educativi per bambini da 6 a 10 anni, per familiarizzare oltre che con il pc, con la grammatica, la scienza, la matematica,la storia, l'inglese (oltre che lo spagnolo, ovviamente).

venerdì 24 settembre 2010

Playgroups a Roma!

Ecco una meravigliosa iniziativa di Bilinguepergioco: sono iniziate le iscrizioni ai playgroups in inglese organizzati in diverse zone di Roma per bimbi dai 0 ai 6 anni.
I bimbi giocano, insieme alle loro mamme (o papà, o nonni), ad altri bambini e ad una insegnante madrelingua...tutto in inglese!
C'è un incontro di presentazione il 2 ottobre alle 11 presso la palestra della parrocchia di S. Saba (P.zza Bernini 22).
Chissà che non si riesca prima o poi ad organizzare anche Grupos de juegos en castellano!

martedì 21 settembre 2010

Attenzione, concentrazione, ritmo e vitalità

E' iniziata la scuola. C'è stato il PRIMO GIORNO DI SCUOLA, la prima riunione con le insegnanti, i primi sbattimenti della sistema scolastico (portare: risme di carta, carta igienica, materiali vari per la classe...; fare code: al CAF, al Municipio...). E' iniziato il corso di nuoto del nene grande. E' iniziato il karate di Zap. Sono iniziate i controlli medici (il pediatra, il dentista). Il nenito ha iniziato ad essere semovente. Rotola, striscia, si gira, saltella da seduto: lo lascio in un punto del salone, e pur senza camminare nè gattonare, lo ritrovo in un altro, intento a mangiarsi un pezzo di plastica o a ridurre un libro in coriandoli.
E io, che in realtà sono per definizione "disoccupata"... mi viene in mente una sola parola per descrivere ciò che faccio: arranco dietro a tutto questo.
Continuamente accompagnata dalla spiacevole sensazione di perdermi pezzi per strada, scordarmi qualcuno dei milioni di particolari, di poter fare meglio ma di non esserne capace, di non avere tempo. E senza neanche l'alibi "Sai, io lavoro tutto il giorno...".
E se non riesco a star dietro neanche alla quotidianità, figuriamoci a pensare a progetti più grandi, a volare "più alto" come vorrei, a costruire qualcosa di diverso come ne avrei bisogno.
No. Devo. Organizzarmi.
E ritagliarmi momenti. E concentrarmi, senza perdermi in mille sciocchezze.
(Come si fa?)

lunedì 13 settembre 2010

Il Viaggio



A Berlino, dove eravamo già stati da "turisti", questa volta abbiamo fatto i "berlinesi", ovvero vita di quartiere (Friedrichshain): locali, supermercati bio, a casa dello tio J., giri nei parchi, mercatino nella Boxhagener Platz del sabato mattina, brunch della domenica nei cafè. Berlino è così, non c'è necessariamente bisogno di andare in "centro" per vivere la città, per vedere negozi carini e locali di ogni genere. E questa volta, andandoci con i bambini, mi sono resa conto di quanto sia una città che ama i bambini. In ogni angolo ci sono giochi, tutti in legno, tutti diversi, tutti bellissimi, dove arrampicarsi, nascondersi, giocare con la sabbia, stimolare la fantasia, la coordinazione del movimento, la consapevolezza del corpo.
Abbiamo frequentato diversi Familien cafè, un'idea semplice quanto geniale, così geniale che, almeno a Roma non conosco niente di simile: le mamme e i papà di prendono un caffè, una birra, un dolcetto, e i bambini hanno a disposizione una sala con parquet, giochi, lego, libri e quant'altro possa intrattenerli, cuscini per allattare, tappeti morbidi per stendere i più piccoli. Ognuno si gode il suo tempo, senza bambini costretti a stare fermi seduti ad un tavolo o genitori in giro a passeggiare bambini urlanti. Tranquilli, rilassati, sereni, civili.

E all'esperienza di conoscere un'altra città e un'altra cultura si è aggiunta la rara gioia di vedere unita una famiglia che raggruppa persone normali e straordinarie, colte, creative, momenti personali difficili e percorsi particolari. Un incontro in cui si sono mescolate storie, lingue (in alcune occasioni si parlava nello stesso momento spagnolo, italiano, tedesco e inglese), racconti, risate, abbracci e anche qualche lacrima.
Sono stati solo 5 giorni, ma pieni di momenti indimenticabili per la storia della famiglia e di ognuno di noi.

martedì 7 settembre 2010

C'era una volta...

... la Guerra Civile spagnola.
Poi ci fu Franco, la dittatura, tanti repubblicani scapparono dalla Spagna, in particolare in Sud America, e si ricostruirono una vita.
Alcuni andarono in Cile.
Si sposarono, ebbero dei figli.
Anche in Cile ci fu un periodo denso di sogni da realizzare, illusioni, speranze concentrate in un grande uomo: Salvador Allende.
Poi, all'improvviso, il buio.
Il Golpe, Pinochet.
E tanti di quelli che avevano osato volare furono abbattuti, o costretti a scappare.
Tra questi fuggirono 3 fratelli, sparsi in Europa come chicchi di grano, uno a Barcellona, una a Roma, uno a Berlino.
Quest'ultimo è lo tio J. e compirà sabato prossimo 70 anni.
I suoi fratelli, i loro figli, cognati e nipoti convergeranno su Berlino per una grande e straordinaria festa.
Io, Zap, e los nenes con i soliti 3 zainetti stipati, siamo di nuovo pronti a partire per partecipare all'evento e far conoscere al tio J. i nipotini che non ha ancora conosciuto.
L'ultima generazione di una famiglia che la storia e lo spazio hanno separato, ma che è comunque più unita e affezionata di tante famiglie "normali".

venerdì 3 settembre 2010

Una persona speciale


Santiago del Cile, un giorno di ottobre del 2003.
Zap aveva un invito a passare una serata con questo amico del padre, noi non eravamo così entusiasti a rinunciare ai nostri programmi per una serata con un sessantenne o giù di lì.
Andiamo comunque a casa sua, saliamo, ci apre la porta con il suo sorriso sulla bocca e negli occhi, con i suoi capelli bianchi raccolti in una coda e ci invita a lasciare una frase scritta in bagno, così come altri innumerevoli ospiti prima di noi. La casa che lui divideva con C., la metà dei suoi anni, un amore enorme e incredibile, contro qualsiasi pregiudizio.
Inizia così una delle serate più magiche e divertenti della nostra vita, fatta di risate, pizza (cilena!), battute, confidenze, scherzi, leggerezza, pisco-cola (il pisco è una acquavite cilena), pisco, pisco e ancora pisco. Senza ricordarci come ci siamo arrivati, ci siamo ritrovati a la Piojera, una de las picadas màs famosas de Santiago, dove abbiamo completato la nostra inciuccata con litri di chicha.
Una notte così, in cui si è creata un'alchimia perfetta e irripetibile, che resta incastonata come una pietra preziosa nella memoria e nell'anima. Perchè anche se il tempo (e l'alcol) fanno sfumare i ricordi precisi, è nitida l'emozione che rimane indelebile, in ognuno di noi.
L'anima della serata, una delle persone più particolari, ironiche, speciali che abbia mai conosciuto, eri tu. Pensando a te, dico a me stessa che la vita è un soffio, che dovremmo davvero viverla come vogliamo, convinti che nessun desiderio ci è dato senza il potere di realizzarlo.
Ciao, Hans.

Al parchetto

Adesso che le temperature e la densità di zanzare sono calate, si torna a passare i pomeriggi al parchetto. Sulla fauna del parchetto si potrebbero impostare interessanti studi socio-antropologici. In particolar modo sulle mamme. Certo, ce ne sono tante simpatiche, semplici, equilibrate, interessanti, con cui è davvero piacevole scambiare due chiacchiere.
Ma ce ne sono anche altre.
Quelle che vengono al parchetto con tacco 12 e minigonna.
Quelle che riprendono il loro pargolo sullo scivolo con il telefonino.
Quelle che hanno ricreato al parchetto la comitiva del muretto delle medie.
Quelle che fanno la fila alle altelene con il pupo in braccio, e passano avanti.
Quelle che non fanno altro che strillare il nome del proprio bimbo e comandarlo come un cagnolino.
Quelle che chiacchierano chiacchierano chiacchierano, e nel frattempo il figlio può pestare di botte un altro, allontanarsi di un km, o schiantarsi dall'altalena senza che se ne accorgano.
Quelle che accompagnano il figlio di 4 anni a fare il mercatino dei giocattoli e gli suggeriscono i prezzi (un Topolino vecchio a 1.5€ ???).
Quelle che "Mio figlio ha fatto, mio figlio ha detto, mio figlio mio figlio mio figlio..." (ma 'sto figlio non ce l'ha un nome?).
In un pomeriggio al parchetto mi sono ritrovata più volte ad augurarmi che la prossima generazione riesca ad essere migliore della mia, nonostante alcune mamme.

mercoledì 1 settembre 2010

A che punto siamo

Il caldo ha allentato la sua tenaglia, i nonni spagnoli sono ripartiti, agosto se ne è andato e noi ci ritroviamo con i soliti buoni propositi settembrini (farò, comincerò, andrò, mi impegnerò), con molte parole in più pronunciate in castellano, e con uno stipendio in meno (indovinate quale?).
Ci sono piccole prospettive in lontananza, ma è bene non parlarne.
Nel frattempo denti sono spuntati (3-1 per il nenito) e caduti (2-0 per il nene grande, un gran lavoro per el ratoncito Perez!!).
Il nene grande è alle soglie del primo vero appuntamento da grande: il-primo-giorno-di scuola.
Per ora deve aver subodorato la "sòla" (in romano: fregatura), e ostenta una fredda indifferenza nei confronti di tutti coloro che glielo ricordano.
Il nenito ancora non è riuscito a darsi la spinta definitiva per iniziare a gattonare, ma striscia, rotola, fa capovolte ed è un muscolo in perenne movimento. E' dotato del notevole appetito, trasmessogli dai geni paterni, dell'insofferenza verso il sonno e la noia che caratterizza la madre, e si dedica con passione a lunghe prediche rivolte ad un pubblico immaginario a base di da-da-da, na-na-na, pa-pa-pa...
Ma come si fa a dire: "mi ricordo la sua prima parola?". Se gli si dice papà, lui ripete pa-pa. Ma magari guardando uno scarafaggio o un filo d'erba, e non suo padre. Non vale ancora come prima parola vero? Zap sta barando!