lunedì 27 febbraio 2012

L'ora di religione

Se un ateo legge questi dati giustamente si interroga e si indigna.
Ma se un cattolico, un vero credente nel messaggio di Cristo, legge gli stessi dati, come può non avere la stessa reazione di un ateo? Quanti e quali modi si potrebbero immaginare per spendere questi soldi pubblici....
Alcune voci sono note e ovvie, tipo l'otto per mille, forse su alcune altre si può soprassedere perchè la chiesa svolge importanti funzioni sociali, ma altre ancora sono del tutto incomprensibili e soprattutto ingiuste.
Nonchè soprendenti: si parla tanto ora di Ici, ma guardate a cosa corrisponde la somma più alta.
Ad una materia scolastica che "in teoria" non è neanche obbligatoria, ma la cui alternativa è di fatto inesistente, e che in 2° elementare viene svolta per due ore a settimana, a fronte, ad esempio, di una sola ora di inglese.
La cui insegnante spesso non esiste, perchè i tagli alle scuole pubbliche non permettono di questi lussi.

venerdì 24 febbraio 2012

Sensazioni

E' una mattina come tutte le altre.
Sveglia, colazione, corse, impegni, tutto esattamente nella routine.
Ma c'è qualcosa di diverso.
Una sensazione positiva. La speranza del meglio. La voglia di fare. Il viso disteso, sorridente. Una serenità inspiegabile.
Annusi l'aria e la senti.
Guardi in alto e la vedi.
Chiudi gli occhi e la percepisci.
Il ciclo sta ricominciando, inizia il risveglio, una forza tutta in potenza sta per sprigionarsi.
Bisogna lasciarsi andare, seguire il flusso, esserne parte.
E goderne.

lunedì 13 febbraio 2012

Il posto fisso precario

Premetto che sono convinta che se al posto dei 17 anni amministrati da nani e ballerine avessimo avuto la serietà e la pragmaticità di questo governo ci troveremmo in una situazione certo migliore dell'attuale, ma rispetto a quest'ansia di convincerci che il posto fisso non è più di moda, vorrei riferire la mia semplice, personale esperienza.
Nel 2001 vinco un concorso per un contratto a tempo determinato presso una Pubblica Amministrazione.
Nel 2004, in attesa del mio primo bimbo compro una casa, vicino a casa dei miei genitori non perchè desiderassi ardentemente non spostarmi dal quartiere dove sono nata e cresciuta (anonimi palazzoni di una anonima periferia romana), ma perchè la vicinanza a "mamma e papà" avrebbe facilitato molto la gestione del bimbo, e forse, in un futuro, la gestione degli acciacchi della loro vecchiaia.
Sempre "mamma e papà" mi consentono di pagare gran parte del rogito del mutuo.
La banca ovviamente il mutuo non lo concede a me, con la mia busta paga precaria, ma di nuovo a "mamma e papà", pur pagandone le rate io e il mio compagno.
Nel 2007 la Legge Finanziaria stabilisce che io rientro tra coloro che hanno maturato il diritto ad essere stabilizzati.
Nel 2008 mi scade il contratto: la mia Amministrazione mi lascia a casa, e tanti saluti.
Sempre nel 2008 inizio un percorso giudiziario tortuoso, dispendioso, stressante e a tratti deprimente contro la mia Amministrazione, mentre precipito nel baratro del sussidio di disoccupazione, delle centinaia di curricula spediti a vuoto, di domande di concorsi impossibili e colloqui improbabili.
Nel 2009 inizio a barcamenarmi tra Cocopro, assegni di ricerca e Cococo presso l'ufficio dove sono sempre stata, con uguali mansioni, ma da precaria-invisibile.
Nasce, nel pieno dell'incertezza psico-economica, il mio secondo bimbo.
Nel gennaio 2011 con sentenza esecutiva il giudice del lavoro stabilisce che io HO DIRITTO ad essere assunta, cosa che avviene, dopo mesi di passacarte, a dicembre.
Sono ancora in attesa di sentenza definitiva, quindi si può dire che attualmente ho un "contratto indeterminato precario".
Eppure, cambia tutto.
Cambia l'organizzazione familiare: ho meno flessibilità di orari e meno tempo libero, ma anche, incredibilmente, una maggiore efficienza.
Cambia la responsabilità che ho verso i miei incarichi.
Cambiano i riconoscimenti.
Cambia l'atteggiamento dei colleghi.
Cambia la prospettiva di poter mettere da parte qualcosa per fare un giorno qualche spesa in più rispetto allo stretto necessario, ormai ridotto (senza neanche troppi traumi per la verità) allo strettissimo indispensabile.
Cambia la dignità del lavoro.
Cambia la vita il non vedere avvicinarsi la data della scadenza e senza sapere niente fino al giorno prima, e spesso fino a settimane dopo.
Cambia la serenità con cui posso guardare i miei figli, senza l'ansia di non sapere se potrò garantire loro quanto i miei genitori hanno garantito a me.
Quindi sì, sono una privilegiata, o una noiosa monotona, a seconda dei punti di vista: ho un posto fisso, nella mia città, vicino a mamma e papà.
Ma ho vissuto, da donna (vicino ai 40, quindi decisamente poco appetibile sul mercato) e da mamma, tutte le sfumature del precariato per poter dire che preferisco vivere così, barbosamente, che sperimentare intraprendenti e flessibili percorsi lavorativi.
Non essendo parente/amica di nessuno, non ora, non con 2 bimbi e un mutuo, e non in Italia.

mercoledì 8 febbraio 2012

Tra il prima e il poi


E' come quel libro sul comodino un po' impegnativo che prima o poi ricomincerò a leggere.
E' come l'abbonamento in piscina, prima o poi lo rifarò.
E' come quei dvd accumulati, prima o poi qualche sera ce li vedremo.
E' come l'amica che abita lontano, prima o poi la chiamerò e ci faremo una bella chiacchierata.
Questo blog in questo periodo è in quel buco nero tra il prima e il poi.
E' nel limbo dei progetti iniziati, delle idee da attuare, delle tante cose messe in piedi nella mia vita e lasciate in sospeso.
Però è qui, so di poterci tornare quando le maglie dei miei tempi ora molto serrate si allargheranno un pochino. Quando le parole ri-usciranno da sole. Quando avrò di nuovo voglia di condividere e raccontare. Quando avrò bisogno di appuntare come in un diario momenti come quello di queste foto: la bellissima neve del '12 a Roma.
Perchè a volte questo blog mi fa pensare al regalo che feci ai miei nonni anni fa: avevano uno scatolone pieno di foto, un miscuglio di epoche dagli anni '20 al 2000, grandi come francobolli, con dediche dietro, a colori e in bianco e nero...
Comprai un album, e passai diverse serate a riordinare luoghi, date, figli, fratelli, nipoti e amici, con accanto mia nonna che snocciolava aneddoti, dinastie di parenti, ricordi lontani ma lucidissimi. Ogni tanto andando a casa loro trovavo mio nonno che sfogliava l'album, per poi fermarsi a guardarsi intento questa o quella foto, immerso chissà in quali istanti passati.
E allora vedo me, ottantenne, con gli occhiali sul naso e la mano tremante sul mouse (o forse allora basterà il pensiero per aprire un file.. ), sfogliare queste pagine elettroniche come mio nonno sfogliava quell'album, perchè dietro ogni foto c'è una catena di ricordi, e ogni post sarà un tuffo nella memoria di momenti irripetibili e altrimenti persi per sempre.