giovedì 1 aprile 2010

Riflessioni consumistiche

Oggi siamo stati un vera famiglia global: pomeriggio all'ikea.
Noi rifuggiamo i centri commerciali, per quanto mi riguarda potrebbero anche fallire, ci sono andata pochissime volte, e giusto per il breve tempo necessario a farmi venire una sensazione di nausea tale che invece che comprare desidero solo uscire il prima possibile. Non è la mia dimensione, mi ci perdo, mi confondo, tutto mi sembra uguale e superfluo, insomma mi ci annoio a morte. Io non amo fare spese, se devo comprare qualcosa al limite mi piace girare per negozietti del centro, oppure in un preciso negozio dove so già che posso trovare ciò che cerco, vado e lo compro, anche se magari girando potrei trovare un prodotto migliore, o più economico, ma per me ha più valore dedicare meno tempo possibile allo shopping.
Ci sono solo due eccezioni: fare shopping a barcellona, dove al contrario sembro impazzita, mi piace tutto e mi comprerei di tutto, e, appunto l'ikea.
Il nene grande c'è stato per la prima volta e sembrava di vederlo giocare in una mega casa per bambole, è salito su tutti gli sgabelli, è saltato su tutti i letti e i divani, ha aperto mobili e scalato librerie. Ci siamo accorti alle casse che si stava portando dietro un frullino per fare la schiuma al latte (indispensabile!!!) perchè era seriamente convinto fosse una ricetrasmittente spaziale.
Io girando riflettevo su cosa mi piace del negozio svedese, e del perchè finisco sempre per uscire da lì con qualche oggetto di cui prima non conoscevo neanche l'esistenza e che, vedendolo, mi sembra di non poter più fare a meno. Perchè se si va a vedere dei mobili, ok, ha un senso. Ma se si va perchè servono un paio di cosette, è finita: se ne esce con almeno una dozzina.
Una cosa ho capito di quel posto: per il tempo che ci si trascorre dentro, e portandosene a casa dei pezzettini, ci si sente in un posto civile, pulito, organizzato, family-friendly (c'è addirittura il bagno per famiglie, con una tazza grande e una piccola!!).
Per quell'oretta o poco più ci si sente in Europa.
Poi si esce e ci si ricorda tutto: si assiste a liti per il parcheggio, si attraversano quartieri cresciuti selvaggiamente e in cui si arriva solo con la macchina, macchina con cui si finisce irrimediabilmente sul raccordo e ci si imbottiglia lì, ad ascoltare per radio i commenti sulle ultime incommentabili elezioni.
Macchè Europa, sei a Roma, Italia.

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