Sono uscita dal lavoro con un sorriso ebete sul volto. Per passare dal tornello dell'ufficio ci ho messo dentro la tessera della metro e per attraversare quello della metro ho tirato fuori dalla borsa le chiavi della macchina. Chiudevo gli occhi e vedevo solo un numero: 57%. Guardavo la gente intorno a me ed assaporavo la strana sensazione di far parte, per una volta, non di una minoranza, in genere anche ristretta, ma di una maggioranza. Io e più della metà di quelli che mi circondano non solo la pensiamo allo stesso modo, ma ci siamo presi l'impegno di andarlo a scrivere su una scheda elettorale.Un impegno che negli ultimi giorni ho visto dilagare capillarmente, contagiarsi anche ai più refrattari e insospettabili. Chi rimandava la partenza per le ferie. Chi portava a votare la nonna invalida. Chi si era attaccato locandine alla macchina. Chi volantina e attacchinava. Roma invasa da locandine, bandiere, striscioni nei posti più impensabili. Il web e la discussione da bar hanno preso il posto dell'assordante silenzio dell'informazione televisiva.
Ora non ci si deve adagiare, ci siamo allenati tanto a resistere, a far rete, a ripartire dalla base.
I frutti di questa vittoria sono preziosi, bisogna continuare a coltivarli con cura, e prolungarli il più possibile, come questa sensazione di euforia, come il sollievo che si prova quando si aprono gli occhi dopo un brutto sogno.
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