giovedì 26 aprile 2012

Thelma e Louise n. 2

A 23 anni l'ho raggiunta in macchina, dopo varie tappe tra Francia, Spagna e Portogallo.
Ci ho dormito in tenda e sacco a pelo.
L'ho girata con un gruppo di una quindicina di amici, perchè all'epoca bastava dire "Parto!", e qualcuno si aggregava.

L'ho vissuta prevalentemente di notte, e il giorno si trascinava tra pasteis, cervejas, Barrio Alto e spiagge assolate.
A 39 anni la conquista è riuscire a lasciare a casa i sensi colpa, organizzare il resto della famiglia, e partire con un'amica.
Si accetta l'ospitalità di un amico, ci si adatta al suo (dis)ordine, ai suoi orari e alla sua attitudine di "navigare a vista".
Si ripetono esperienze già fatte nella vita precedente, tipo il mitico tram 28, il bacalhau, la ginjinha, il bicchiere di Porto sui miradores dell'Alfama, scale e vicoletti ripidissimi.
Si va in giro di giorno, e alle dieci di sera cominci a desiderare più di ogni cosa il letto.
A 16 anni di distanza Lisbona mi ha dato la stassa sensazione di rilassatezza, di decadenza, di vita semplice, di piccole cose che rendono felici, di cieli alti, di colori accesi, di libertà.

martedì 3 aprile 2012

"La vera libertà...


... è la libertà dalla paura"
Aung San Suu Kyi

giovedì 8 marzo 2012

La regla de Kiko


Un bimbo su cinque in Europa è oggetto di attenzioni sessuali da parte di adulti.
Uno su cinque.
L'unica arma di difesa che abbiamo è non sottovalutare il problema, facendo in modo che i nostri piccoli possano capire quando si trovano in situazioni pericolose, e in qualche modo difendersi. Quindi bisogna trovare il modo di spiegare, di parlare con loro, di rispondere ai loro perchè.
Questa campagna del Consiglio d'Europa è fatta benissimo, e può dare lo spunto per affrontare il discorso. Dando informazioni anche a noi genitori.
Passate parola!

In italiano
En castellano

L'iniziativa fa parte della Strategia Europea per i diritti dei bambini 2012-2015

venerdì 2 marzo 2012

Il pensiero come l'oceano...


E' chiaro che il pensiero da fastidio
anche se chi pensa è muto come un pesce
e come pesce è difficile da bloccare
perchè lo protegge il mare
com'è profondo il mare

Certo,
chi comanda
non è disposto a fare distinzioni poetiche
il pensiero come l'oceano
non lo puoi bloccare
non lo puoi recintare...

lunedì 27 febbraio 2012

L'ora di religione

Se un ateo legge questi dati giustamente si interroga e si indigna.
Ma se un cattolico, un vero credente nel messaggio di Cristo, legge gli stessi dati, come può non avere la stessa reazione di un ateo? Quanti e quali modi si potrebbero immaginare per spendere questi soldi pubblici....
Alcune voci sono note e ovvie, tipo l'otto per mille, forse su alcune altre si può soprassedere perchè la chiesa svolge importanti funzioni sociali, ma altre ancora sono del tutto incomprensibili e soprattutto ingiuste.
Nonchè soprendenti: si parla tanto ora di Ici, ma guardate a cosa corrisponde la somma più alta.
Ad una materia scolastica che "in teoria" non è neanche obbligatoria, ma la cui alternativa è di fatto inesistente, e che in 2° elementare viene svolta per due ore a settimana, a fronte, ad esempio, di una sola ora di inglese.
La cui insegnante spesso non esiste, perchè i tagli alle scuole pubbliche non permettono di questi lussi.

venerdì 24 febbraio 2012

Sensazioni

E' una mattina come tutte le altre.
Sveglia, colazione, corse, impegni, tutto esattamente nella routine.
Ma c'è qualcosa di diverso.
Una sensazione positiva. La speranza del meglio. La voglia di fare. Il viso disteso, sorridente. Una serenità inspiegabile.
Annusi l'aria e la senti.
Guardi in alto e la vedi.
Chiudi gli occhi e la percepisci.
Il ciclo sta ricominciando, inizia il risveglio, una forza tutta in potenza sta per sprigionarsi.
Bisogna lasciarsi andare, seguire il flusso, esserne parte.
E goderne.

lunedì 13 febbraio 2012

Il posto fisso precario

Premetto che sono convinta che se al posto dei 17 anni amministrati da nani e ballerine avessimo avuto la serietà e la pragmaticità di questo governo ci troveremmo in una situazione certo migliore dell'attuale, ma rispetto a quest'ansia di convincerci che il posto fisso non è più di moda, vorrei riferire la mia semplice, personale esperienza.
Nel 2001 vinco un concorso per un contratto a tempo determinato presso una Pubblica Amministrazione.
Nel 2004, in attesa del mio primo bimbo compro una casa, vicino a casa dei miei genitori non perchè desiderassi ardentemente non spostarmi dal quartiere dove sono nata e cresciuta (anonimi palazzoni di una anonima periferia romana), ma perchè la vicinanza a "mamma e papà" avrebbe facilitato molto la gestione del bimbo, e forse, in un futuro, la gestione degli acciacchi della loro vecchiaia.
Sempre "mamma e papà" mi consentono di pagare gran parte del rogito del mutuo.
La banca ovviamente il mutuo non lo concede a me, con la mia busta paga precaria, ma di nuovo a "mamma e papà", pur pagandone le rate io e il mio compagno.
Nel 2007 la Legge Finanziaria stabilisce che io rientro tra coloro che hanno maturato il diritto ad essere stabilizzati.
Nel 2008 mi scade il contratto: la mia Amministrazione mi lascia a casa, e tanti saluti.
Sempre nel 2008 inizio un percorso giudiziario tortuoso, dispendioso, stressante e a tratti deprimente contro la mia Amministrazione, mentre precipito nel baratro del sussidio di disoccupazione, delle centinaia di curricula spediti a vuoto, di domande di concorsi impossibili e colloqui improbabili.
Nel 2009 inizio a barcamenarmi tra Cocopro, assegni di ricerca e Cococo presso l'ufficio dove sono sempre stata, con uguali mansioni, ma da precaria-invisibile.
Nasce, nel pieno dell'incertezza psico-economica, il mio secondo bimbo.
Nel gennaio 2011 con sentenza esecutiva il giudice del lavoro stabilisce che io HO DIRITTO ad essere assunta, cosa che avviene, dopo mesi di passacarte, a dicembre.
Sono ancora in attesa di sentenza definitiva, quindi si può dire che attualmente ho un "contratto indeterminato precario".
Eppure, cambia tutto.
Cambia l'organizzazione familiare: ho meno flessibilità di orari e meno tempo libero, ma anche, incredibilmente, una maggiore efficienza.
Cambia la responsabilità che ho verso i miei incarichi.
Cambiano i riconoscimenti.
Cambia l'atteggiamento dei colleghi.
Cambia la prospettiva di poter mettere da parte qualcosa per fare un giorno qualche spesa in più rispetto allo stretto necessario, ormai ridotto (senza neanche troppi traumi per la verità) allo strettissimo indispensabile.
Cambia la dignità del lavoro.
Cambia la vita il non vedere avvicinarsi la data della scadenza e senza sapere niente fino al giorno prima, e spesso fino a settimane dopo.
Cambia la serenità con cui posso guardare i miei figli, senza l'ansia di non sapere se potrò garantire loro quanto i miei genitori hanno garantito a me.
Quindi sì, sono una privilegiata, o una noiosa monotona, a seconda dei punti di vista: ho un posto fisso, nella mia città, vicino a mamma e papà.
Ma ho vissuto, da donna (vicino ai 40, quindi decisamente poco appetibile sul mercato) e da mamma, tutte le sfumature del precariato per poter dire che preferisco vivere così, barbosamente, che sperimentare intraprendenti e flessibili percorsi lavorativi.
Non essendo parente/amica di nessuno, non ora, non con 2 bimbi e un mutuo, e non in Italia.

mercoledì 8 febbraio 2012

Tra il prima e il poi


E' come quel libro sul comodino un po' impegnativo che prima o poi ricomincerò a leggere.
E' come l'abbonamento in piscina, prima o poi lo rifarò.
E' come quei dvd accumulati, prima o poi qualche sera ce li vedremo.
E' come l'amica che abita lontano, prima o poi la chiamerò e ci faremo una bella chiacchierata.
Questo blog in questo periodo è in quel buco nero tra il prima e il poi.
E' nel limbo dei progetti iniziati, delle idee da attuare, delle tante cose messe in piedi nella mia vita e lasciate in sospeso.
Però è qui, so di poterci tornare quando le maglie dei miei tempi ora molto serrate si allargheranno un pochino. Quando le parole ri-usciranno da sole. Quando avrò di nuovo voglia di condividere e raccontare. Quando avrò bisogno di appuntare come in un diario momenti come quello di queste foto: la bellissima neve del '12 a Roma.
Perchè a volte questo blog mi fa pensare al regalo che feci ai miei nonni anni fa: avevano uno scatolone pieno di foto, un miscuglio di epoche dagli anni '20 al 2000, grandi come francobolli, con dediche dietro, a colori e in bianco e nero...
Comprai un album, e passai diverse serate a riordinare luoghi, date, figli, fratelli, nipoti e amici, con accanto mia nonna che snocciolava aneddoti, dinastie di parenti, ricordi lontani ma lucidissimi. Ogni tanto andando a casa loro trovavo mio nonno che sfogliava l'album, per poi fermarsi a guardarsi intento questa o quella foto, immerso chissà in quali istanti passati.
E allora vedo me, ottantenne, con gli occhiali sul naso e la mano tremante sul mouse (o forse allora basterà il pensiero per aprire un file.. ), sfogliare queste pagine elettroniche come mio nonno sfogliava quell'album, perchè dietro ogni foto c'è una catena di ricordi, e ogni post sarà un tuffo nella memoria di momenti irripetibili e altrimenti persi per sempre.

venerdì 11 novembre 2011

Il mio piccolo "cuor contento"

Volevo dirti che mi fai una tenerezza infinita quando per qualche motivo ti fai male, o cadi, o dai una botta e si vede che vorresti piangere, ma invece ti appoggi da una parte e a bassa voce ti consoli da solo: "Ora mi passa...ora mi passa".
Da chi lo hai imparato? Non di certo da me.
E io ti ammiro per questo.
Sei un ometto forte e coraggioso, ti auguro di affrontare tutte le avversità della vita con questo spirito, con questa autonomia, con la solidità che hai dimostrato di avere da quando sei nato. Perchè tu hai portato equilibrio, hai fatto quadrare il cerchio, hai le spalle larghe, hai il sorriso negli occhi, hai lo sguardo di chi ha capito tutto.

lunedì 7 novembre 2011

¡Cumpleaños feliz!

Con ieri si è chiusa la settimana dei compleanni de los nenes, un appuntamento sempre occasione di divertimento e voglia di stare insieme.
Il nene grande ha avuto così tanti festeggiamenti, al cui confronto la regina di Inghilterra impallidirebbe.
E' stato portato da noi al museo dei bambini con un paio di amichetti, dalla zialaura allo spettacolo di Brachetti e al Castello di Lunghezza (dove c'era una Crudelia Demon molto familiare), ha festeggiato Halloween con gli amici restando per la prima volta a cena fuori con loro, e infine ieri festicciola con amici del cuore e famiglia allargata italo-ispano-cilena, dai 6 mesi del piccolo "Remo" ai 91 di mia nonna. Quest'anno addirittura con la tia Isa venuta dal Cile!
Il nenito non ha avuto le esperienze del fratello, ma per adesso è stato più che soddisfatto: ha spento le sue 2 candeline e si è cantato da solo Cumpleaños feliz!

sabato 5 novembre 2011

Terra!



In una mia vita precedente sono sicuramente stata una contadina.
Con le mani nella terra, la schiena piegata e la faccia cotta dal sole.
Amo la terra.
E' un legame, un'appartenenza, una soddisfazione che passa attraverso la fatica per arrivare ad un prodotto che cresce, che da frutti, che è vivo.
Finalmente, pur rimanendo cittadina di una capitale incasinata da milioni di abitanti, oggi posso dire di aver realizzato un mio piccolo grande sogno.
Abbiamo un orto.
Un francobollo di terra in un parco della periferia romana che posso zappare, rastrellare seminare, innaffiare.
Tutto nostro. Vabbè, è più corretto dire: in affido.
Ma io sono partita in quarta: comprato piantine, zappettato, tolto le gramigne, messo a dimora broccoletti, insalate, bieta e cipolle. E questo è il risultato.
L'esperienza degli orti sociali va al di là dei tanti discorsi oggi in voga sulla sostenibilità ed il recupero urbano. E' la possibilità anche per chi vive da sempre nel cemento di ritornare a qualcosa rimasto nel DNA da chissà quale era: una fatica sana, la voglia di condividere con altri, di scambiare esperienze, di seguire le stagioni, di ritrovare una parte di noi stessi, di seguire un ritmo lento, ma fecondo.
Faticare, seminare, aspettare, raccogliere: una filosofia di vita.