domenica 25 aprile 2010

BCN 2010

S¡, l'ho capito. Venire in questa citta' forse mi fa male.
Adoro come si mangia qui. Mangio. Ingrasso.
Adoro alcuni negozietti di vestiti, scarpe, artigiani. Compro. Spendo.
Adoro la tranquilla operosita' di questa gente, il loro stile di vita, la loro apertura mentale.
Sono affascinata da come hanno saputo trasformare dei marciapiedi in giardini, dei binari del tram in pratini verdi, degli spazi vuoti in opere architettoniche, il traffico di macchine in traffico di biciclette.
Ammiro come si impegnano ostinatamente ad educare bambini e ragazzi ad avere un'identità nazionale, una coscienza civile, una lingua che parlano solo qui, e un generale rispetto per la cosa pubblica.
Mi piace osservare le facce sorridenti della gente, i ragazzini che giocano nelle strade pedonali, le innumerevoli bici che invadono la città, i bar sempre pieni a tutte le ore di persone di ogni età che mangiano qualsiasi cosa, i parchetti pubblici che sono vere isole per la socializzazione e l'attività fisica, con tavoli per il ping pong, campi da basket e da bocce, attrezzi sportivi e giochi per bambini.
Nonostante sia più o meno la decima volta che vengo qui, ancora non riesco a capacitarmi che per andare in un posto qualsiasi non mi serva la macchina, e neanche mi debba incamminare un'ora prima, perchè con la metro in 15-20 minuti si arriva ovunque, senza traffico, code, clacson, stress.
Anche stavolta siamo stati proprio bene: il nene grande è stato praticamente sempre con los abuelitos, noi con il nenito al seguito ci siamo dedicati ai nostri giretti preferiti. Per las ramblas a vedere i banchetti di libri e rose di San Jordi, a spasso per il Gotico, il Borne e il Raval, ai mercati di Santa Caterina e la Boqueria, in bici con la tessera Bicing della tia, in giro per Gracia, tra le bancarelle delle Feria de la Tierra, al mare alla Villa Olimpica...
Poi torno a casa, e per qualche giorno non faccio che fare confronti. Non faccio che pensare "ma perchè qui non è così?". Non faccio che rimuginare che lavoro potrei inventarmi per andare a vivere lì. Per me. Per i miei figli.
Insomma, sono cosciente del rischio di mitizzare le mie impressioni che in fin dei conti sono quelle di una che si gode una città sempre in vacanza, ma il risultato è quello: sto male.
Fino a quando la frenesia e la routine del quotidiano diluiscono di nuovo questi pensieri e mi reimmergono nella molle e immutabile realtà capitolina.
Ma Barcellona resta lì, in un angolo della mia anima, come un luogo di fuga dove prima o poi poter scappare, una realtà da perseguire, un sogno ancora da realizzare.

Ehi tu!


Questo post è per te che sei entrato nella mia vita a 19 anni e che tempo e spazio non riusciranno mai più a far uscire.
Per te con cui ho condiviso sguardi sognanti, lettere smielate, esami universitari, amici sciroccati, due gatte e un coniglio.
Per te con cui ho passato albe a passeggiare su una spiaggia in cerca di tartarughe, mattinate di "sega" alle lezioni per andare a Villa Ada, pomeriggi a guardare ragni e lumache in barattoli di vetro e serate a scavalcare le cancellate del Colosseo per poi salire fino a su su su, e sentirsi Caput mundi.
Per te che quando affermi una cosa, è quella, l'unica verità possibile, e tutti gli altri sono un po' tonti.
Per te che quando ti penso mi viene spesso in mente un'altra persona, con gli occhi di cielo, il gilet alla tirolese, la salopette jeans, i baffi e la mosca, la bici, le mille passioni e la musica, la musica ascoltata, cantata, suonata con mille strumenti, da solo o con chi c'era, musica per divertirsi e per condividere, per comunicare e per intrecciare legami.
Per te che ti ho visto trasformarti da metallaro frikkettone a insigne ricercatore.
Per te che questo Paese non ha saputo trattenere e valorizzare, per poter essere migliore.
Per te che stai tagliando i ponti con il passato e con questa città per gettarti in nuove fantastiche avventure (ma le radici a volte servono a non farsi trascinare dalle correnti...).
Per te che il destino ha portato a vivere in Spagna, mentre a me ha portato nella vita uno spagnolo.
Per te che oggi non sei più mio coetaneo, ma continui ad essere per me una persona speciale: AUGURI!!!!

mercoledì 21 aprile 2010


Dopo aver passato gli ultimi giorni col fiato sospeso e controllando gli arrivi e le partenze dei voli, oggi io, zapatilla, los nenes e due bagagli a mano 55x40x20 in cui abbiamo fatto entrare il necessario per tutti e 4 per non fatturare valigie e ci recheremo a Fiumicino per imbarcarci il nostro volo per Barcellona.
Speriamo bene.
Io non ho nessuna paura o particolare fobia, salvo una: volare. Ci mancava solo la cenere del vulcano comecavolosichiama. E ora che allatto non posso neanche sedarmi in alcun modo!
Vabbè, sì sì sì, domani a quest'ora siamo a Barcellona.

Estamos llegando!!!

venerdì 16 aprile 2010

Allontanamenti


Mi sto perdendo un po' di pezzi. Prima è arrivato il nenito, con tutto il tempo e la curiosità che richiede una nuova piccola vita, poi adesso ho ricominciato a lavorare quasi tutti i giorni. In più c'è l'asilo, i nonni, le piccole varie incombenze quotidiane... il risultato è che il tempo che passo con il nene grande è sempre più ridotto, e spesso di poca "qualità".
E intanto lui cresce, cambia, fa le sue esperienze.
Ormai nuota a dorso e quasi a stile completo, sa andare in bici senza rotelle, conosce personaggi di cartoni animati di cui ignoro l'esistenza (ma quando li vede? ne parlano tra bambini?), ha i suoi gusti definiti, le sue priorità, i suoi desideri.
E' un tipo dalle idee chiare, a cui non sfugge nulla e con una memoria incredibile: a volte nelle discussioni capita che è lui ad aver ragione, siamo noi quelli distratti e incasinati.
Quando nasce un fratellino, è normale delegare l'attenzione al più grande al papà o ai nonni, è il piccolo che necessita della mamma 24 ore su 24, il grande, soprattutto a 5 anni, molte cose le può fare da sè. E forse si accelera il suo processo di crescita, si responsabilizza di più (a volte troppo?), lo si fa andare da solo.
E lui va. Senza di noi.
E ora a volte mi chiedo se io non sto restando troppo indietro.

martedì 13 aprile 2010

The readers project


Una delle mie più grandi passioni, in caso non si fosse già capito, è la lettura.
Io ho sempre letto tanto, anche se sono di quelle lettrici che o il libro mi prende, o sono capace di mollarlo così, a metà. Sono stata appassionata negli anni di diversi tipi di libri, che nelle varie fasi della mia vita hanno risposto alle mie necessità di evasione. Dal realismo italiano a Milan Kundera, dagli scrittori sudamericani a Pasolini, dai libri di Terzani ai gialli, che sono la mia passione nella passione. Quando poi mi innamoro di uno scrittore, leggo di seguito tutti i suoi libri.
Ultimamente, per ovvie questioni di tempo, il mio rapporto con i libri è un pò altalenante: posso non leggere niente per mesi (sigh!) o leggere diversi libri in un mese, come mi è capitato la scorsa estate. In ogni caso sul mio comodino un libro non manca mai.
Leggere è fare un viaggio dentro sè stessi e lontano da tutti, è una fuga, un volo, una crescita, una scoperta, una curiosità infinita che spero di trasmettere ai miei figli insieme al latte che do loro.
A questo proposito vorrei segnalare un sito che trovo davvero molto carino e interessante: si chiama The readers project e invita tutti ad inviare una foto di un momento di lettura o che richiama le nostre letture.
Così, spulciando la già nutrita galleria di foto che ritraggono persone che leggono delle più svariate età, nei più disparati luoghi, momenti e posizioni, ed una serie di recensioni, molte delle quali su temi che tra l'altro mi sono a cuore, viene voglia di correre in libreria, comprare una pila di libri e tuffarcisi dentro.
Neanche a dirlo ho subito inviato una delle nostre foto, la stessa che ho pubblicato tempo fa in un post: vi sfido a ritrovarla!

lunedì 12 aprile 2010

El dia de la Tierra


Partecipiamo anche noi a questa iniziativa per celebrare il giorno della Terra il prossimo 22 aprile.
Sono 10 semplici propositi da mettere in pratica, sempre secondo il principio delle piccole gocce che scavano la roccia.
Noi gran parte dei propositi li pratichiamo già senza accorgercene, ma è sempre bene ricordarli, e cogliere l'occasione per sforzarsi di fare qualcosa in più.
Perchè a volte non ci vuole niente, altre volte le scelte che prendiamo comportano più tempo (preparare in casa dolci, yogurt, pasta, ecc...), più fatica (andare in bici), più organizzazione (usare i pannolini di stoffa). Non sempre si riesce a fare tutto ovviamente, ma spesso è davvero tutta questione di volontà.
Per fare in modo che il giorno della Terra sia tutti i giorni!

venerdì 9 aprile 2010

1+1 non fa 2

Quando iniziavo a "progettare" e poi quando aspettavo il nenito avevo anche dei momenti di ansia e preoccupazione dettati dal fatto che al secondo bimbo sei ormai più che cosciente della fatica, dei sacrifici e della stanchezza che si impadronisce di te in alcuni momenti della vita di mamma. E quindi dettati dal terrore che con un secondo bimbo tutto questo semplicemente si moltiplicasse per due.
E' per questo che (e non voglio dirlo troppo forte) sono ogni giorno più sorpresa di quanto fossero infondate le mie paure: è vero che con il secondo è tutto più facile, e non solo perchè non ha bisogno di essere intrattenuto perchè spesso ci pensa il fratello : ), perchè si è più esperte, organizzate ed efficienti, perchè se piange non si corre subito dato che, vabbè, ogni tanto un piantarello male non gli fa, perchè di conseguenza il piccolo impara a non chiedere continuamente attenzione e a consolarsi prima da solo...
Sono vere tutte queste cose, ma soprattutto secondo me conta che semplicemente la nostra soglia è già ormai spostata oltre. E' il primo bimbo che rompe gli argini, che stravolge le abitudini e gli equilibri, che limita il tempo per gli altri interessi, che detta i ritmi e le esigenze. Ormai tutto questo c'è già. Io e zapatilla in questo siamo un team (quasi) perfetto. Il secondo segue placidamente la scia, e non avendo provocato alcun trauma, di riflesso ci trova più rilassati, riposati e tranquilli di quanto probabilmente non siamo stati col nene grande.
E quindi paradossalmente riesco ad avere più tempo adesso con due che 5 anni fa, in cui, ricordo benissimo, ho passato mesi in cui mi sentivo una larva, con occhiaie da panda e ottundimento mentale permanente. Un blog 5 anni fa, a parte che non ne conoscevo l'esistenza, non avrei mai potuto tenerlo!

mercoledì 7 aprile 2010

Prove tecniche di separazione


Oggi sono tornata al lavoro. Sono riuscita a tirare questa maternità fino al 5° mese del nenito, pur avendo iniziato da qualche settimana a dargli a pranzo una pappa per farlo essere indipendente da me per almeno 7-8 ore. Lui deve aver pensato: ma perchè cambiare menù se con il lattuccio di mamma in 5 mesi ho messo su 8.2 kg di rotolini burrosi, fossette nelle guance e buchetti nelle mani? In effetti ha ragione, ma purtroppo se si vuole lavorare sembra non esserci alternativa, sia per come è organizzata questa società (neanche l'ombra di asili aziendali), sia per la condizione di precariato che non consente prolungate assenze dall'attività.
E' vero, a 4-5 mesi il bimbo può già essere svezzato, ma mentre si parla molto dei benefìci dell'allattamento prolungato, raramente si riflette sul fatto che lo svezzamento è il secondo grande distacco (dopo il parto) tra una mamma che allatta e quella che in un certo senso fin dal concepimento è stata una sua appendice, dipendente in tutto e per tutto da lei. Adesso comincia la vera separazione, e in definitiva, il lungo percorso verso l'autonomia.
Questo da un lato mi fa piacere perchè mi solleva un pochino dalla responsabilità di essere presente 24 ore al giorno, dall'altra un pò mi commuove e mi rattrista, perchè già un'altra fase si sta concludendo, una nuova meta è conquistata.
Ieri mettevo via delle tutine e vestitini vari taglia 3 mesi che ormai da tempo non mette più e pensavo a quanto un neonato fa sembrare il tempo ancor più veloce, ogni giorno un passo, un progresso, una scoperta, e senza quasi accorgersene parla, cammina, ragiona, è in tutto e per tutto un piccolo uomo...

lunedì 5 aprile 2010

Manovre preziose


A volte basta sapere delle cose semplici per migliorare la nostra vita e quella degli altri.
A volte delle semplici nozioni possono addirittura salvarla una vita.
Quando avevo otto anni la sorellina della mia amica del cuore è rimasta soffocata da un pezzetto di prosciutto. Tuttora, ogni volta che il nene grande mangia il prosciutto, io glielo faccio a pezzetti piccolissimi. E' ovviamente una mia mania ma quello fu il mio primo terribile incontro con qualcosa di definitivo e irrimediabile. Ma chissà se mettendo in pratica queste semplici mosse sarebbe andata diversamente. Basta così poco: conoscere questo sito e i suoi documenti dovrebbe essere obbligatorio per chiunque.
Sempre a dimostrazione che i grandi cambiamenti partono dalle singole persone e da piccole cose: questo sito nasce dal sogno di un dottore e dalla sua volontà di evitare assurde tragedie.

giovedì 1 aprile 2010

Riflessioni consumistiche

Oggi siamo stati un vera famiglia global: pomeriggio all'ikea.
Noi rifuggiamo i centri commerciali, per quanto mi riguarda potrebbero anche fallire, ci sono andata pochissime volte, e giusto per il breve tempo necessario a farmi venire una sensazione di nausea tale che invece che comprare desidero solo uscire il prima possibile. Non è la mia dimensione, mi ci perdo, mi confondo, tutto mi sembra uguale e superfluo, insomma mi ci annoio a morte. Io non amo fare spese, se devo comprare qualcosa al limite mi piace girare per negozietti del centro, oppure in un preciso negozio dove so già che posso trovare ciò che cerco, vado e lo compro, anche se magari girando potrei trovare un prodotto migliore, o più economico, ma per me ha più valore dedicare meno tempo possibile allo shopping.
Ci sono solo due eccezioni: fare shopping a barcellona, dove al contrario sembro impazzita, mi piace tutto e mi comprerei di tutto, e, appunto l'ikea.
Il nene grande c'è stato per la prima volta e sembrava di vederlo giocare in una mega casa per bambole, è salito su tutti gli sgabelli, è saltato su tutti i letti e i divani, ha aperto mobili e scalato librerie. Ci siamo accorti alle casse che si stava portando dietro un frullino per fare la schiuma al latte (indispensabile!!!) perchè era seriamente convinto fosse una ricetrasmittente spaziale.
Io girando riflettevo su cosa mi piace del negozio svedese, e del perchè finisco sempre per uscire da lì con qualche oggetto di cui prima non conoscevo neanche l'esistenza e che, vedendolo, mi sembra di non poter più fare a meno. Perchè se si va a vedere dei mobili, ok, ha un senso. Ma se si va perchè servono un paio di cosette, è finita: se ne esce con almeno una dozzina.
Una cosa ho capito di quel posto: per il tempo che ci si trascorre dentro, e portandosene a casa dei pezzettini, ci si sente in un posto civile, pulito, organizzato, family-friendly (c'è addirittura il bagno per famiglie, con una tazza grande e una piccola!!).
Per quell'oretta o poco più ci si sente in Europa.
Poi si esce e ci si ricorda tutto: si assiste a liti per il parcheggio, si attraversano quartieri cresciuti selvaggiamente e in cui si arriva solo con la macchina, macchina con cui si finisce irrimediabilmente sul raccordo e ci si imbottiglia lì, ad ascoltare per radio i commenti sulle ultime incommentabili elezioni.
Macchè Europa, sei a Roma, Italia.